Teatro Andromeda
Santo Stefano Quisquina è un piccolo borgo medievale incastonato nella magnifica cornice naturale
dei Monti Sicani. L’abbraccio fra la Natura madre e l’operato umano rendono questo paesino una
pietra miliare della provincia Agrigentina.
E’ proprio qui che mistico e realtà sembrano mescolarsi nella storia di Lorenzo Reina.
Nato nel 1960, diventa pastore secondo il volere del padre. La curiosità e l’estro non vengono
soppiantati dalla vita umile: insieme a pecore e cani fra i pascoli agrigentini, continua gli studi di
filosofia, astronomia, scienza, arte e storia da autodidatta.
Le abitudini degli animali lo incuriosiscono e ben presto si rende conto che, come se fossero attratti
da una forza ancestrale, al calar del sole, questi rimangono incantati dai colori lucenti che si
riflettono su una terrazza naturale nei pressi di Contrada della Rocca.
La natura diventa arte offrendo allo sguardo del pastore le suggestive immagini della vallata agrigentina e del mare siciliano.
Quì, pietra dopo pietra, Lorenzo Reina dona all’umanità una delle più suggestive opere artistiche e architettoniche degli ultimi secoli: il Teatro di Andromeda.
Un Cristo su un ulivo, una pietà, un corpo esanime, maschere e grandi teste scolpite, come in un museo a cielo aperto, decorano un ripido sentiero che conduce verso un’imponente corona muraria. Al suo interno, centootto cubi disseminati nella platea seguono un ordine che riprende il posizionamento delle stelle della Costellazione di Andromeda.
Per la sua imponente bellezza, il progetto architettonico viene preso in oggetto dalla XVIa edizione della Biennale di Architettura di Venezia, donando lustro e riconoscimento all’umile pastore, privo di titoli di studio.
Poter partecipare alle rappresentazioni teatrali può considerarsi un vero privilegio ma, anche solo un tramonto in questa atmosfera magica, appaga le aspettative del visitatore.
L’opera visionaria di Reina rappresenta un’esperienza sensoriale, il confine tra realtà terrena e metafisico.

