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Fonte Aretusa: tra bellezza e leggenda

Siracusa

Nel mondo esistono luoghi che sono tanto belli quanto ricchi di storia, ed è proprio per questa straordinaria fusione che riescono ad affascinare e suscitare forte curiosità. L’Italia è piena di questi luoghi. Fra i più emblematici e carichi di significato c’è la Fonte Aretusa.

Sull’isola di Ortigia, a Siracusa, sulla punta più estrema dell’isola, troviamo infatti uno dei luoghi più fotografati, amati e ricchi di leggende della città: stiamo parlando proprio della fonte Aretusa, importante meta turistica.

Oggi vedremo lo splendore di questo luogo magico, e scopriremo la sua leggenda tanto amata dai siciliani.

Fonte Aretusa: Splendore senza tempo

La fonte Aretusa è uno specchio d’acqua semi circolare che si affaccia direttamente sul mare. E’ formato da una sorgente d’acqua che è alimentata da una falda acquifera, ed è la stessa che alimenta il Ciane.

La fonte Aretusa rappresenta infatti uno dei numerosi sfoghi della falda freatica iblea, la stessa che alimenta la fonte Ciane. Fu proprio la presenza di queste acque a portare alla decisione di scegliere l’isola di Ortigia per l’insediamento dei colonizzatori di Corinto – i greci infatti non avrebbero mai edificato una città in un luogo senza fonti.

Durante i secoli la fonte Aretusa ha subito molte trasformazioni. In un primo momento la fonte era esterna alla cinta delle fortificazioni, ed era possibile accedervi soltanto via mare e attraverso una scala molto ripida. Si dice che proprio su questa scala sorgesse anche una porta, la stessa da dove sono entrati i Romani durante la conquista della città.

Nel XVI secolo la fonte Aretusa era divisa in più rivoli – che erano utilizzati per la concia delle pelli – formando un lago di circa 200 metri di diametro.

Durante l’anno 1540 Carlo V potenziò le strutture militari dell’isola e la fonte fu inglobata alle fortificazioni. Nel 1847 fu liberata e la fonte assunse la stessa “forma” che noi tutti oggi conosciamo.

Lo splendore di questa fonte ha certamente ammaliato innumerevoli poeti e scrittori, che della Fonte Aretusa hanno parlato e scritto.

Non dimentichiamoci anche di Orazio Nelson che quando nel giugno del 1798 sostò a Siracusa, prima di affrontare Napoleone ad Abukir, scrisse: “Grazie ai vostri sforzi noi ci siamo riforniti di viveri es acqua e sicuramente attinto alla Fonte Aretusa, la vittoria non ci può mancare.” La premonizione si avverò davvero, e quando l’ammiraglio tornò a Siracusa dopo due anni, fu insignito della medaglia d’oro dal Senato.

La fontana dei papiri

La prima curiosità che riguarda la fonte è che il luogo è ricco di papiri. Oltre l’Egitto è l’unico posto al mondo dove questa pianta cresce spontaneamente.

E’ proprio per questo motivo che la Fonte Aretusa, per tradizione locale, viene anche chiamata “a funtana re papiri” – la fonte dei papiri – proprio a causa della vegetazione che cresce al suo interno.

La leggenda di Aretusa

Si narra che Aretusa fosse una ninfa bellissima che viveva nel Peloponneso (Grecia) al seguito della dea Artemide – nota anche come Diana.

Nel bel mezzo di una battuta di caccia, la ninfa si allontanò troppo dal resto del gruppo.

Arrivò da sola davanti alla riva del fiume Alfeo. Le acque di questo fiume erano così limpide che ci si poteva specchiare e scorgere benissimo la ghiaia nel fondo.

Quel giorno faceva molto caldo.

Così in Aretusa crebbe il desiderio di bagnarsi proprio in quelle acque, circondata da un assordante silenzio e dalle bellezze della natura.

Certa così di non essere vista, la ninfa si tolse tutti i vestiti e li appoggiò su un ramo di salice, mostrandosi in tutta la sua irresistibile magnificenza.

Improvvisamente l’acqua cominciò ad agitarsi e proprio mentre Aretusa tentava di raggiungere la sponde, le apparve Alfeo. Lo spirito del torrente le si mostrò con sembianze umane: biondo, bello e con uno sguardo colmo di cupidigia. Alfeo, attratto dalla bellissima fanciulla, iniziò a seguirla.

Aretusa però non ricambiava affatto il sentimento di Alfeo, ma anzi impaurita e turbata si affrettò a uscire dal fiume ritrovandosi a correre completamente nuda. Ma quando le iniziarono a mancare le energie, sfinita invocò l’aiuto di Diana.

«Ma io, con forze inferiori, non potevo più reggere la corsa, e lui era in grado di sopportare una lunga fatica. E tuttavia corsi per pianure e monti alberati, e per rocce e per rupi, anche dove non c’era una strada. Avevo il sole alle spalle: ho visto arrivarmi davanti un’ombra lunga – ma forse la vedeva il terrore», riporta Ovidio nelle Metamorfosi.

Artemide l’avvolse in una spessa nube per proteggerla, e poi la trasformò nella fonte di acqua dolce che sgorga nel lido di Ortigia.

«Ma l’acqua amata il fiume la riconosce, e, deposto l’aspetto umano che aveva assunto, torna per mescolarsi a me nelle proprie acque. La dea di Delo ruppe la terra, ed io, sommersa in grotte cieche, arrivo ad Ortigia, che mi è cara, portando il nome della dea, e mi riporta per prima all’aria aperta», conclude il poeta latino attraverso la voce della stessa Aretusa.

La brama di Alfeo era grande e non voleva rassegnarsi. Per questo gli dei ebbero pietà di lui: così Giove lo trasmutò nuovamente in un corso d’acqua sotterraneo, proprio quello che alimenta ancora oggi la fonte Aretusa.

Il significato della leggenda

Sono molti i poeti che nelle proprie opere hanno citato questa storia d’amore, anche se forse si tratta più di un amore a senso unico considerando il solo desiderio di Alfeo e la voglia di scappare di Aretusa. Ecco però quale significato i greci hanno voluto attribuirgli.

Prima di partire, tutti i fondatori greci di nuove colonie interpellavano l’oracolo di Delfi, per conoscere più informazioni possibili riguardo il luogo e circa il destino che li attendeva.

Lo storico Pausania racconta che come risposta alla richiesta di Archia – il fondatore di Siracusa – l’oracolo disse: “Un’isoletta, Ortigia, in mezzo al fosco mare ne sta, di contro alla Trinacria, ove la bocca sgorga dell’Alfeo, mista alla polla d’Aretusa bella“.

Questa risposta in realtà ci dice due cose. Prima di tutto che già prima della fondazione greca ad Ortigia non solo già esisteva la fonte, ma anche la leggenda sul come fosse nata.

Inoltre era la presenza di un corso d’acqua che scorreva anche in madrepatria a legittimare la spedizione, come a voler creare un’unione geografica tra la Sicilia e il Peloponneso.

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