Pupo Siciliano

Il Pupo Siciliano. Opera dei pupi: storia, tradizione e musei 

Tradizioni Siciliane

Indice

Il pupo siciliano è una marionetta di legno e metallo che rappresenta i personaggi e le storie raccontate nella letteratura epico-cavalleresca tipica della tradizione Siciliana. 

In particolare la letteratura epico cavalleresca del ciclo carolingio.

Il pupo siciliano è il protagonista principale dell’ omonima opera dei pupi.

Questa rappresenta il teatro tradizionale siciliano e ha origine nel Settecento. Il teatro dell’opera dei pupi è stato proclamato patrimonio immateriale e orale dell’umanità dall’Unesco nel 2001.

In questo articolo, ti parlerò della storia, delle caratteristiche, dei personaggi e delle varianti regionali di questa opera teatrale tradizionale, una delle espressioni più affascinanti e significative della cultura e dell’identità della Sicilia.

Pupo Siciliano, la sua storia

Nasce quasi certamente dalla tradizione popolare dei cantastorie. Questa figura, presente nella tradizione popolare siciliana, narrava le gesta dei paladini di Francia e dei loro nemici saraceni, traendo  ispirazione dai poemi e dai romanzi cavallereschi di origine medievale e rinascimentale.

Tra le fonti principali troviamo “La Storia dei Paladini di Francia” di Giusto Lodico. Questa è un’opera in prosa pubblicata a dispense dal 1858 composta da 13 volumi.

I primi pupari, ovvero i creatori e gli animatori dei pupi, sono documentati a Palermo e a Catania tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX secolo durante la dominazione Spagnola nell’isola. Si trattava di artigiani che costruivano i pupi con legno, ferro, stoffa e cuoio, e che li facevano recitare su un piccolo palcoscenico mobile, spostandosi di piazza in piazza o di paese in paese. I pupari erano anche gli autori degli spettacoli, che improvvisavano seguendo uno schema narrativo prestabilito. 

L’opera dei pupi siciliani ebbe un grande successo presso il pubblico popolare. Le persone si appassionavano alle vicende dei cavalieri cristiani e dei loro valorosi avversari musulmani. Le storie erano incentrate sui temi come: l’onore, la fedeltà, l’amore e la guerra.

Avevano spesso una valenza morale. 

Le rappresentazioni duravano diverse ore e si svolgevano a puntate, creando un effetto di suspense e di attesa.

L’opera dei pupi siciliani raggiunse il suo apice tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. 

In questi anni si diffusero le botteghe fisse dei pupari nelle principali città siciliane. 

Nello stesso periodo si svilupparono anche delle differenze regionali nell’aspetto dei pupi, nella tecnica di manovra e nel repertorio.

Tuttavia, con l’avvento del cinema e della televisione, l’opera dei pupi siciliani entrò in crisi e molti pupari chiusero le loro attività.

Ricordo, riguardo questo, la seconda parte del film di Ugo La RosaI Zanzaroni” dove Franco e Ciccio interpretarono “gli ultimi pupari

Fortunatamente negli ultimi anni è rinato l’interesse verso questo genere di intrattenimento che è radicato nella cultura dell’isola.

L’opera dei pupi siciliani è stata riconosciuta come un bene culturale da salvaguardare e valorizzare, sia per la sua importanza storica che per la sua originalità artistica.

Nel 2001, l’Unesco ha proclamato l’opera dei pupi siciliani capolavoro del patrimonio orale e immateriale dell’umanità.

Caratteristiche principali dell’opera dei Pupi in Sicilia

L’opera dei pupi siciliani è completamente diversa da tutte le altre rappresentazioni di marionette nel mondo. Le differenze riguardano la messa in opera e la rappresentazione vera e propria che sono differenti all’interno anche di zone diverse nell’isola. 

Il pupo siciliano

Il pupo siciliano è una marionetta fatta principalmente di legno e metallo. Può raggiungere dimensione e peso molto rilevanti.

La tradizione regionale è diversa tra la Sicilia orientale e quella occidentale. L’opera dei pupi è tradizionalmente divisa tra: “scuola Palermitana” e “scuola Catanese“.

A seconda della parte dell’isola in cui ci si trova il pupo siciliano può essere più piccolo (circa 80 cm) come a Palermo, o più grande (circa 130 cm ) come a Catania

Il pupo siciliano ha un’ossatura di legno, rivestita da un’armatura di ferro e da abiti di stoffa e cuoio. Il viso e le mani sono dipinti con colori vivaci e espressivi.

 Il puparo

Anima del Pupo Siciliano è il Puparo. L’artigiano che lo costruisce e lo fa recitare.

Il puparo manovra il pupo con una barra di ferro che si inserisce nella testa del pupo siciliano e con dei fili che muovono le braccia.

E’ anche l’autore e il narratore dello spettacolo, che improvvisa seguendo uno schema narrativo prestabilito.

Il puparo usa una voce particolare, detta “vuciata“, che cambia a seconda del personaggio che parla.

E’ è spesso coadiuvato da un aiutante, detto “secunnu“, che si occupa dei cambi di scena e degli effetti sonori.

I personaggi

I personaggi dell’opera dei pupi siciliani sono tratti principalmente dalla letteratura epico-cavalleresca, in particolare dal ciclo carolingio.

I protagonisti sono, quindi, i paladini di Carlo Magno. Valorosi cavalieri cristiani che combattono contro i saraceni per difendere la fede. 

Tra i paladini più famosi ci sono Orlando, Rinaldo, Astolfo, Gano di Maganza, Bradamante e Angelica.

I saraceni sono i nemici dei paladini, guidati da re come Agramante, Marsilio, Ferraù e Rodomonte.

I saraceni sono spesso rappresentati con tratti esotici e barbarici, ma anche con qualità come il coraggio. 

Tra i saraceni più celebri ci sono Ruggero, Marfisa e Medoro.

Oltre ai personaggi del ciclo carolingio, l’opera dei pupi siciliani include anche personaggi tratti da altre fonti letterarie, come il Ciclo Arturiano (Re Artù, Lancillotto, Ginevra), la Gerusalemme Liberata (Tancredi, Clorinda, Erminia), Le vite dei Santi (San Giorgio, San Sebastiano) e le opere di Shakespeare (Romeo e Giulietta, Macbeth).

Il repertorio

Il repertorio dell’opera dei pupi siciliani è costituito da una serie di storie cavalleresche a puntate. Queste possono durare diverse ore o anche giorni.

Le storie sono divise in cicli narrativi, che seguono una cronologia prestabilita.

I principali cicli narrativi sono:

Il ciclo della guerra di Francia: parla delle battaglie tra i paladini di Carlo Magno e i saraceni in Francia e in Spagna.

Il ciclo della guerra d’Africa: narra le battaglie tra i paladini di Carlo Magno e i saraceni in Africa.

Il ciclo della morte di Carlo Magno: si incentra sula fine del regno di Carlo Magno e la morte dei suoi paladini.

Il ciclo della guerra d’Oriente: narra le battaglie tra i paladini di Carlo Magno e i saraceni in Oriente.

Il ciclo della guerra d’Inghilterra: narra le battaglie tra i paladini di Carlo Magno e i saraceni in Inghilterra.

Le storie sono raccontate dal puparo che riesce a modellare la sua voce per arrivare al quel particolare suono , detta “vuciato”, che cambia in base all personaggio che interpreta.

Vengono usati anche dei versi in rima, chiamati “ottave”, per introdurre o concludere le scene. Le storie sono accompagnate anche da musiche e canzoni, che servono ad enfatizzare i momenti più importanti nell’opera.

Rientrano ogni tanto nell’opera dei pupi commedie divertenti chiamate “farse” che hanno come protagonisti personaggi buffi della tradizione. Molte volte questi personaggi (come Turiddu e Mazzarò) sono ripresi dalle novelle di Verga.

L’opera dei pupi in Sicilia differenze tra Sicilia Orientale e Sicilia Occidentale 

La Sicilia è una grande isola. Come tutte le sue tradizioni popolari (vedi la storia tra arancino e arancina 😜) anche quella dei pupi subisce una trasformazione da un lato all’altro dell’isola. 

Possiamo dividere l’interpretazione del Pupo Siciliano in due scuole principali: quella Orientale e quella Occidentale.

Le due scuole differiscono in diversi aspetti: forma, aspetto, giunzioni. Questo fa sì, ovviamente, che siano diversi anche: la tecnica di manovra, il repertorio e lo stile di recitazione.

Descriviamo brevemente le due scuole:

L’opera dei pupi in Sicilia differenze tra Sicilia Orientale

L’opera dei pupi della Sicilia orientale ha come riferimento principale Catania.
 

E’ diffusa anche nelle province di Siracusa e Messina

I pupi catanesi sono tra i più grandi e pesanti, possono raggiungere i 130 cm di altezza e i 30 kg di peso. 

L’ armatura è di ferro battuto e una testa di legno intagliato e dipinto. 

Sono manovrati con una barra di ferro che si inserisce nella testa del pupo siciliano e con dei fili che muovono le braccia. 

Il puparo usa una voce forte e gutturale per narrare le storie.

Il repertorio catanese segue fedelmente la Storia dei Paladini di Francia di Giusto Lodico, suddivisa in 24 libri. 

Le storie sono incentrate sulle gesta di Orlando e Rinaldo, i due paladini più amati dal pubblico catanese. 

Tra le scene più famose ci sono la battaglia di Roncisvalle, la morte di Orlando, il duello tra Rinaldo e Ferrau, la fuga di Angelica.

Lo stile catanese è caratterizzato da una forte enfasi drammatica e da una grande spettacolarità. 

Le scene di combattimento sono molto realistiche e violente: i pupi si feriscono, sanguinano, perdono le membra o la testa. 

Gli effetti sonori e luminosi sono usati per creare atmosfere suggestive: si sentono tuoni, lampi, esplosioni, incendi.
 

Gli stili di Siracusa ed Acireale


 L’opera dei pupi siracusana si distingue da quella catanese per alcuni aspetti. 

I pupi siracusani sono più piccoli (circa 100 cm) e leggeri (circa 15 kg) rispetto a quelli catanesi. 

La loro armatura è di lamiera stagnata e la testa di cartapesta o gesso. Sono manovrati con una barra di ferro che si inserisce nella testa del pupo siciliano e con dei fili che muovono le braccia. 

Il puparo usa una voce più chiara e melodica per narrare le storie.
 
Il repertorio siracusano segue in parte la Storia dei Paladini di Francia di Giusto Lodico introducendo però anche delle varianti e delle aggiunte. 

Le storie sono incentrate sulle gesta di Ruggero e Marfisa, i due saraceni convertiti al cristianesimo che diventano paladini di Carlo Magno. 

Tra le scene più famose ci sono il duello tra Ruggero e Rinaldo, il matrimonio tra Ruggero e Bradamante, la nascita di Leone Magno.

Lo stile siracusano è caratterizzato da una maggiore attenzione alla narrazione e ai dialoghi, che sono più ricchi e variati. 

Le scene di combattimento sono meno cruente e più coreografiche.

I pupi si sfidano con eleganza e maestria, usando diverse armi e tecniche. 

Gli effetti sonori e luminosi sono usati per creare atmosfere poetiche e romantiche: si sentono canti, musiche, campane, uccelli.

L’opera dei pupi acese ha come centro principale Acireale, ma si è diffusa anche in altri comuni della provincia di Catania. 

I pupi acesi sono simili a quelli catanesi per dimensioni e peso, ma hanno un’armatura di lamiera stagnata e una testa di cartapesta o gesso. 

Sono manovrati con una barra di ferro che si inserisce nella testa del pupo siciliano e con dei fili che muovono le braccia. 

Il puparo usa una voce più dolce e armoniosa per narrare le storie.

Anche il repertorio acese segue in parte la Storia dei Paladini di Francia di Giusto Lodico, ma introduce anche delle varianti e delle aggiunte. 

Le storie sono incentrate sulle gesta di Orlando e Rinaldo, ma anche di altri paladini come Astolfo, Gano di Maganza, Bradamante e Angelica. 

Tra le scene più famose ci sono il duello tra Orlando e Agricane, il ratto di Angelica, la morte di Orlando.

Lo stile acese è caratterizzato da una maggiore attenzione alla comicità e al divertimento. 

Le scene di combattimento sono più leggere e ironiche: i pupi si prendono in giro, fanno battute, si scambiano scherzi. 

Gli effetti sonori e luminosi sono usati per creare atmosfere allegre e festose: si sentono risate, applausi, fischi, trombe.
 

La comunità patrimoniale Sicilia Orientale
 

La comunità patrimoniale dell’opera dei pupi della Sicilia orientale è costituita dalle famiglie dei pupari, che tramandano l’arte della costruzione e dell’animazione dei pupi da generazioni. 

Tra le famiglie più note ci sono i Napoli, i Grasso, i Trombetta a Catania; i Puglisi a Sortino; i Vaccaro-Mauceri a Siracusa; i Mancuso ad Acireale .

La comunità patrimoniale comprende anche gli spettatori dell’opera dei pupi, che partecipano attivamente allo spettacolo con le loro reazioni emotive e le loro espressioni dialettali. 

Gli spettatori sono spesso legati all’opera dei pupi da un sentimento di appartenenza culturale e identitaria.

La comunità patrimoniale si avvale anche del sostegno di istituzioni culturali, come musei, associazioni, fondazioni, che si occupano di salvaguardare e valorizzare l’opera dei pupi come patrimonio immateriale dell’umanità. 

Tra queste istituzioni ci sono il Museo Opera dei Pupi ad Acireale, il Museo Aretuseo dei Pupi a Siracusa, il Centro Studi sull’Opera Siracusana a Siracusa.

L’opera dei pupi della Sicilia Occidentale

L’opera dei pupi della Sicilia occidentale ha come centro principale Palermo, ma si è diffusa anche nelle province di Agrigento e Trapani.

I pupi palermitani sono i più piccoli e leggeri tra quelli siciliani: possono raggiungere gli 80 cm di altezza e i 13 kg di peso.

Hanno l’armatura di ferro battuto o lamiera stagnata e una testa di legno intagliato o di cartapesta.

Sono manovrati con una barra di ferro che si inserisce nella testa del pupo siciliano e con dei fili che muovono le braccia.

Il puparo usa una voce più bassa e cupa per narrare le storie.
 Il repertorio palermitano segue in parte la Storia dei Paladini di Francia di Giusto Lodico, ma introduce anche delle varianti e delle aggiunte.

Le storie sono incentrate sulle gesta di Orlando e Rinaldo, ma anche di altri paladini come Astolfo, Gano di Maganza, Bradamante e Angelica.

Tra le scene più famose ci sono il duello tra Orlando e Agricane, il ratto di Angelica, la morte di Orlando.
 Lo stile palermitano è caratterizzato da una maggiore attenzione alla recitazione e ai dialoghi, che sono più sobri e misurati.

Le scene di combattimento sono meno frequenti e più brevi: i pupi si sfidano con onore e rispetto, usando solo la spada.

Gli effetti sonori e luminosi sono usati per creare atmosfere realistiche e verosimili: si sentono colpi di spada, grida, lamenti.

La comunità patrimoniale Sicilia Occidentale


 La comunità patrimoniale dell’opera dei pupi della Sicilia occidentale è costituita dalle famiglie dei pupari, che tramandano l’arte della costruzione e dell’animazione dei pupi da generazioni. Tra le famiglie più note ci sono i Cuticchio, i Canino, i Greco a Palermo; i Gambino a Trapani; i Fratelli Napoli a Agrigento.
 
La comunità patrimoniale si avvale anche del sostegno di istituzioni culturali, come musei, associazioni, fondazioni, che si occupano di salvaguardare e valorizzare l’opera dei pupi come patrimonio immateriale dell’umanità. Tra queste istituzioni ci sono il Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino a Palermo, il Museo Etnografico Siciliano Giuseppe Pitrè a Palermo, il Museo delle Marionette Gaspare Canino a Palermo.

Successiva diffusione dell’opera dei pupi


 L’opera dei pupi siciliani ha avuto una grande diffusione in Italia e nel mondo, grazie alla migrazione di molti pupari siciliani che hanno portato con sé la loro arte.

Tra le città italiane dove si sono stabiliti dei teatri di pupi siciliani ci sono Roma, Napoli, Genova, Torino, Milano.

Tra i paesi stranieri dove si sono esibiti dei pupari siciliani ci sono la Francia, la Spagna, il Portogallo, la Germania, l’Olanda, il Belgio, l’Inghilterra, gli Stati Uniti d’America.
 

L’opera dei pupi siciliani ha anche ispirato molti artisti contemporanei che hanno reinterpretato la tradizione in chiave moderna e innovativa.

Tra questi artisti ci sono Mimmo Cuticchio, Enzo Mancuso, Mimmo Mancuso, Vincenzo Argento, Ernesto Puzzo, Turi Grasso.

Conclusioni

Il pupo Siciliano, così come la rispettiva Opera dei Pupi, rappresenta molto nel profondo la cultura Siciliana e le sue tradizioni. 

Se sei in cerca di un oggetto che rappresenti l’isola il pupo siciliano è la scelta esatta, soprattutto se è stato prodotto da sapienti mani artigiane. 
 

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